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MONTE GRIMANO TERME - Tre vitelli sbranati nel giro di una settimana tra gli ululati e i muggiti impauriti delle mandrie a poche centinaia di metri dalle abitazioni. L’esasperazione è grande tra gli allevatori di Monte Grimano Terme alle prese con un’ondata di predazioni iniziata con l’arrivo del bel tempo e la ripresa dei pascoli all’aperto del monte San Paolo.
Nei giorni scorsi gli allevatori hanno trovato le carcasse di due vitellini nati da un paio di settimane mentre l’ultimo caso riguarda un vitellino nato nella notte e subito finito tra le fauci del branco. In questo caso, non essendo stato trovato nessun segno della predazione, non è neanche possibile richiedere il risarcimento del danno. Una beffa che lascia l’amaro in bocca in un settore delicato quanto strategico per l’economia e la gestione delle aree interne.
“Molte aziende zootecniche – spiega Claudio Calevi, direttore di Coldiretti Pesaro Urbino - stanno pensando di abbandonare perché l’allevamento all’aperto diventa sempre più un’attività piena di incognite e tenere gli animali in stalla significa far lievitare i costi, ridurre ulteriormente il reddito aziendale e diminuire il benessere animale”.
Nel tempo Coldiretti, a livello regionale, è riuscita a ottenere sostegni economici per la realizzazione di recinti per il ricovero notturno del bestiame, per l’acquisto e il mantenimento di cani da guardiania. Tutto questo però spesso non basta.
Tra il 2017 e lo scorso anno la Regione Marche ha pagato quasi 760mila euro di indennizzi agli allevatori per attacchi di lupi o cani inselvatichiti al bestiame. Solo lo scorso anno sono state denunciate 199 animali uccisi tra pecore e capre (134), vitelli (25) e puledri (40) in 67 aziende zootecniche. Il 65% degli attacchi è avvenuto proprio nella provincia di Pesaro Urbino. I Comuni più colpiti sono stati Serra Sant’Abbondio (11 casi), Pergola (9) e Cantiano (6).
“Per la gestione del lupo serve maggior flessibilità per gestire le concentrazioni critiche – conclude Calevi - Noi crediamo che tutti gli animali abbiano il diritto di vivere, anche quelli allevati. Il rischio vero oggi è la scomparsa dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne. Anche per questo è importante la decisione della Commissione europea di proporre, lo scorso 7 marzo, una modifica alla direttiva Habitat per allinearsi al declassamento dello status di protezione del lupo da specie “strettamente protetta” a solo “protetta” previsto dalla Convenzione di Berna, entrata in vigore.
Serve l’ok di Parlamento e Consiglio Ue per il via libera definitivo che farebbe comunque rimanere il lupo una specie protetta ma darebbe la possibilità agli Stati membri di mantenere un livello più basso di protezione del lupo, se ritenuto necessario dalla legislazione nazionale”.