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ANCONA – “I numeri sul Pil dati dal presidente Acquaroli sono buoni, forse, per il lotto. E chissà che magari giocandoli, in queste Marche sempre più povere e deindustrializzate, qualcuno possa beneficiarne. Sarebbe la prima e unica iniziativa di rilievo di questo centrodestra che anche sul piano delle politiche economiche ha portato la regione sull’orlo del baratro”.
È durissimo il commento della capogruppo regionale del Partito Democratico Anna Casini ai dati diffusi ieri dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli dal palco del convegno “Scenari economici: da regione in transizione a regione benchmark”, organizzato a Fano dal Centro studi economia e territorio.
“È sufficiente leggere il report redatto da Svimez – spiega Casini – per capire come stanno realmente le cose e quanto fantasiosa sia la narrazione delle Marche che crescono, addirittura più di altre regioni del Centro Italia, del presidente Acquaroli. Prendiamo alcuni esempi significativi, per esempio gli investimenti, settore in cui le Marche fanno registrare un drammatico -1,20% nel 2024 e si prevede un ulteriore – 1% nel 2025, a fronte di una media nel Centro Italia rispettivamente del – 0,19% e – 0,31%”.
“Ma non basta – continua la capogruppo dem -: se guardiamo alla spesa delle famiglie, variabile che dovrebbe guidare la congiuntura e in stretta correlazione con la consistenza della base manifatturiera e l’estensione dei servizi alle imprese, rileviamo che nella circoscrizione del Centro si ripropone la solita dicotomia tra Lazio e Toscana da un lato, che fanno registrare sensibili progressi, e l’Umbria le Marche dall’altro, ferme al palo”.
“Ma la vera cartina tornasole – attacca Casini – sono i dati dell’export. Secondo quelli elaborati da Confindustria Marche, nel 2024 le Marche registrano un calo annuale che si attesta sul 5%. Peggio ha fatto solo la Basilicata. La crisi del nostro comparto industriale è evidente: l’occupazione è in calo, le crisi aziendali si moltiplicano senza che la Regione muova un dito e la perdita di posti di lavoro tra i dipendenti (-0,9% nei primi tre trimestri del 2024) dimostra che non esiste alcuna strategia per proteggere il lavoro marchigiano. L’unico dato in lieve controtendenza riguarda il settore delle costruzioni, sostenuto però da dinamiche congiunturali esterne più che da politiche regionali efficaci”.
“Ovviamente – conclude Casini – questi numeri codificano una realtà che migliaia di cittadini e imprese toccano quotidianamente con mano. Senza l’enorme afflusso delle risorse del Pnrr, le Marche sarebbero entrate già da tempo in una gravissima recessione. Ed è un dato di fatto che la nostra regione, sotto la guida della giunta Acquaroli, si colloca tra le peggiori d’Italia per crescita economica nel 2024, registrando una variazione negativa del Pil del -0,5%, una delle poche regioni a segnare un arretramento insieme a Liguria e Basilicata”.