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MACERATA - Parlò di confessione scritta da Oseghale sui complici. Un poliziotto dell’Ufficio Immigrazione della questura di Macerata, ormai in pensione, ha patteggiato oggi in Tribunale ad Ancona ad un anno di reclusione (pena sospesa), per l’accusa di false informazioni a pubblico ministero sull’omicidio di Pamela Mastropietro, 18enne romana uccisa e fatta a pezzi nel gennaio 2018, poi ritrovata dentro una valigia nelle campagne di Pollenza (Macerata). L’ex agente imputato aveva sostenuto di essere entrato a conoscenza di una confessione scritta da Innocent Oseghale, il nigeriano condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della giovane, sui suoi presunti complici nell’omicidio.
Pamela venne uccisa dopo essersi allontanata da una comunità a Corridonia (Macerata) dove si trovava per problemi psicologici e di dipendenza dalla droga. Il poliziotto, 56 anni, residente nel Maceratese, era in servizio all’epoca del delitto e fu ascoltato dalla Procura generale di Ancona come persona informata dei fatti nel settembre 2020. Dalle carte dell’inchiesta era trapelata questa sua presunta conoscenza della confessione di Oseghale, messa per iscritto, e della quale ne sarebbe venuto a conoscenza nell’estate del 2018, pochi mesi dopo l’omicidio, attraverso un avvocato; quest’ultimo avrebbe incontrato uno dei sospetti complici di Oseghale, Lucky Desmond, nel carcere di Fermo, raccogliendone la confessione. Il 56enne sarebbe stato in contatto anche con il difensore della famiglia Mastropietro, conosciuto durante le udienze. Tutte circostanze false, secondo la pubblica accusa, che ha portato a giudizio l’ex agente perché i fatti prospettati non sono stati provati. L’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Mengoni, ha patteggiato davanti alla giudice Francesca Pizii