Atletico Ascoli, Seccardini e il settore giovanile: “Qui metodo, visione e identità”
Foto Atletico Ascoli
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ASCOLI PICENO – Lunga intervista a Simone Seccardini, allenatore dell’Atletico Ascoli e responsabile del settore giovanile bianconero. Il tecnico ha parlato al sito ufficiale del club.

Riportiamo l’intervista qui di seguito.

Dalla riorganizzazione del settore giovanile alla crescita dei ragazzi, fino ai risultati conquistati sul campo: in questa intervista Simone Seccardini, responsabile del settore giovanile dell’Atletico Ascoli, racconta i principi, le scelte e il lavoro quotidiano che stanno alla base del progetto.

Un modello formativo che mette al centro la persona, valorizza ogni figura dello staff e punta a costruire un futuro solido, dentro e fuori dal campo.

Da quando sei arrivato è iniziato un percorso nel settore giovanile dell’Atletico. Su quali principi si è basato il tuo operato?

Siamo partiti con l’idea di costruire qualcosa di nuovo, sistemico e condiviso, che potesse unire tutte le categorie, dall’attività di base fino alla Juniores, dentro una visione moderna e relazionale. Insieme a tutto lo staff e agli addetti ai lavori del club abbiamo cercato di dare un’anima metodologica al progetto, superando la logica dell’allenatore “uomo solo al comando”, e costruendo invece un sistema in cui ogni figura ha un ruolo educativo e tecnico ed impatta in modo rilevante nel percorso. Il nostro lavoro si fonda su principi chiari: attenzione alla persona, coerenza didattica e una forte cura del contesto, perché non possiamo permetterci di disperdere talento in un territorio piccolo come quello di Ascoli.

Quello che salta all’occhio in questa stagione del settore giovanile dell’Atletico Ascoli sono i risultati. Ma prima di quello ci sono la crescita dei ragazzi. Come avete impostato il lavoro in questa stagione?

I risultati sono arrivati, ma sono solo una conseguenza di un processo ben strutturato. Il vero obiettivo è sempre stato favorire l’emergere del potenziale di ogni ragazzo, lavorando con attenzione e in maniera globale su tutti i sistemi che contribuiscono a creare il giocatore: sistema di comprensione del gioco, il sistema cognitivo, quello motorio e ovviamente quello educativo-comportamentale.
Abbiamo personalizzato il lavoro, riorganizzato i gruppi e accompagnato ogni categoria con uno staff che non si limita ad allenare ma che si interroga costantemente su ciò che propone.

Sono diversi i giovani ragazzi che hanno esordito in stagione e molti di più quelli che si sono allenati stabilmente e occasionalmente in prima squadra. Quanto è importante questo per la crescita dei ragazzi?

Per noi è una delle cose più importanti. Ma non lo vediamo come un premio o una vetrina: è parte integrante di un percorso formativo. L’inserimento graduale in prima squadra serve a far vivere ai ragazzi un salto di contesto che stimola la crescita, li responsabilizza e li mette alla prova. Per loro è un’opportunità chiave. Anche chi non ha esordito, ma si è allenato con continuità, ha vissuto esperienze preziose che favoriscono maturità e adattamento. È così che si costruisce il futuro, dando opportunità vere dentro un sistema coerente.

Da sottolineare il lavoro dei mister e degli staff che guidano questi ragazzi. Che profili avete scelto e quanto è importante la formazione per migliorarsi costantemente?

Abbiamo scelto profili che credono nella complessità, persone capaci di lavorare in squadra, di comunicare e di accettare il confronto quotidiano. La scelta della formazione non è un momento isolato ma un processo continuo: ci scambiamo idee ogni settimana, analizziamo le sessioni, tutti si mettono in discussione. Il nostro allenatore tipo è un formatore consapevole, capace di stimolare il ragazzo sotto tutti i punti di vista. Questo riteniamo essere il nostro modo per essere moderni, ovvero costruire cultura dentro e fuori dal campo.

Abbiamo detto dei risultati. La Juniores ha vinto il proprio girone qualificandosi per la fase finale scudetto; gli Allievi e i Giovanissimi sono compiono Regionali e si preparano ad affrontare la fase nazionale. Quanto siete orgogliosi di quanto è stato raggiunto?

Siamo molto orgogliosi, ma non tanto per i trofei, quanto per il percorso che ci ha portati fin qui e che ci ha visto sempre fedeli al modo di essere che abbiamo scelto, che non è negoziabile. Siamo consapevoli che quest’anno è andata bene anche perché ci sono state annate importanti a livello individuale ma il sistema ha sicuramente funzionato. Siamo riusciti a emergere costruendo un’identità nostra, basata su metodo, relazioni e passione per il lavoro ben fatto.

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