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MONTELEONE DI FERMO – Un altro importante tassello della ricostruzione post-sisma si aggiunge al patrimonio culturale delle Marche. È stato infatti approvato dall’Ufficio Speciale per la Ricostruzione il progetto esecutivo per il recupero della ex Chiesa della Madonna della Misericordia di Monteleone di Fermo. L’intervento, del valore complessivo di 160.000 euro, permetterà di restituire nuova vita a un edificio carico di significato storico e spirituale per la comunità locale.
Sorta come risposta alle epidemie di peste tra Trecento e Quattrocento, la chiesa è oggi un contenitore polifunzionale destinato ad attività culturali e sociali. Deve il suo nome all’affresco dell’altare maggiore raffigurante la Madonna della Misericordia che accoglie i fedeli sotto il proprio mantello, simbolo di protezione e speranza nei momenti più duri della storia collettiva. All’interno dell’edificio, interamente affrescato, spicca anche un pregevole “Giudizio Universale” datato 1548, opera del pittore Orfeo Presutti.
L’edificio venne autorizzato nel 1526 e costruito dal Comune sui resti di una chiesa romanica. La consacrazione avvenne il 27 maggio 1543, a conferma dell’importanza dell’immobile nel contesto storico-religioso del territorio.
I lavori previsti includono interventi tecnici specifici come il consolidamento murario con tecnica dello “scuci-cuci”, la ristilatura armata delle murature a vista, il restauro degli elementi decorativi in laterizio e il consolidamento delle superfici affrescate. L’obiettivo è duplice: garantire la stabilità strutturale dell’edificio e valorizzarne l’eredità artistica e architettonica.
«La ricostruzione post-sisma procede con determinazione – ha commentato il commissario straordinario Guido Castelli – e questo intervento rappresenta un passo avanti concreto nel restituire alla comunità spazi di memoria e aggregazione».
Entusiasta anche il sindaco Marco Fabiani: «Non si tratta solo di restauro, ma di un’operazione identitaria. Restituire questo luogo ai cittadini significa rafforzare il legame tra passato e presente e tutelare la nostra memoria collettiva».
L’opera si inserisce nel più ampio piano di rilancio dei piccoli borghi colpiti dal sisma del 2016, puntando alla rigenerazione culturale e sociale attraverso il recupero di luoghi simbolo della storia marchigiana.