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ANCONA - "E’ stato un equivoco, non stava scappando ma andava a costituirsi nel carcere milanese di Bollate". Il giorno dopo l’arresto a Piove di Sacco (Padova) di Arianna Orazi, 53 anni, condannata all’ergastolo per concorso nell’omicidio della madre Rosina Carsetti a Montecassiano (Macerata) nel 2020, è il legale della donna, avvocato Olindo Dionisi, a cercare di chiarire l’accaduto. Dopo il verdetto emesso l’altro ieri della Cassazione e l’ordine di carcerazione il giorno successivo, i carabinieri erano andati ad eseguire il provvedimento ma non avevano trovato la donna: erano scattate le ricerche e i militari, considerando Orazi in fuga, l’avevano poi individuata, arrestata nel Padovano e trasferita nel carcere di Venezia.
Il difensore della 53enne, però, afferma che si sarebbe trattato solo di un malinteso: "la sera prima di essere arrestata - riferisce l’avvocato Dionisi all’ANSA - era andata a costituirsi nel carcere di Bollate ma non era stato possibile perché non era arrivato l’ordine di carcerazione. Il personale del carcere ha registrato i suoi documenti ma non ha potuto arrestarla perché il mandato d’arresto non era ancora nella banca dati". "Lei è tornata indietro, aveva un appoggio nel Padovano e si trovava lì. Ieri mi ha avvisato che non era riuscita a costituirsi e io mi sono attivato per avere l’ordine di carcerazione. Era stato emesso", fa sapere il legale. "Le avevo detto di andare in una caserma vicino a Bollate così ce l’avrebbero portata e nel pomeriggio stava farlo. Non ha fatto in tempo perché è stata arrestata prima a Piove di Sacco. Erano convinti che stesse scappando, poi ho spiegato la situazione e penso abbiano chiamato anche il carcere di Bollate per accertarlo".
"Non stava scappando - ribadisce il legale -, se avesse voluto l’avrebbe fatto prima: è libera dal dicembre 2022. E’ stato un equivoco, penso ora chiarito: non è reato costituirsi in un carcere piuttosto che un altro". L’avvocato dunque confida che non sia formalizzata l’eventuale dichiarazione di latitanza.