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È stata ribattezzata “Non chiamatemi scorzone” l’operazione condotta dai Carabinieri Forestali del NIPAAF di Ascoli Piceno che ha portato alla denuncia di nove raccoglitori sorpresi a cercare tartufi in violazione delle norme regionali. L’indagine, avviata lo scorso aprile, ha puntato i riflettori su un fenomeno preoccupante: la raccolta selvaggia e fuori stagione di tartufo estivo (Tuber aestivum) nelle tartufaie naturali delle Marche.

I militari hanno utilizzato telecamere e fototrappole installate nelle aree boschive più sensibili per monitorare i movimenti dei cercatori, cogliendo sul fatto numerose persone che operavano prima del 1° giugno, data ufficiale di apertura della raccolta prevista dalla normativa regionale. Oltre a infrangere il divieto temporale, alcuni trasgressori sono stati sorpresi ad utilizzare strumenti vietati come zappe e attrezzi invasivi che compromettono la salute del terreno e distruggono l’habitat del tartufo.

A peggiorare la situazione, anche casi di manomissione del suolo, con veri e propri scassi alle tartufaie, azioni che compromettono la rigenerazione spontanea del prezioso fungo sotterraneo. Le sanzioni previste vanno da 516 a 2.582 euro, ma è prevista anche una sospensione del tesserino di raccolta da uno a due anni per i recidivi o per chi compie violazioni gravi.

Grazie a sistemi di riconoscimento facciale e all’analisi dei video, i carabinieri sono riusciti a identificare con precisione tutti i responsabili, che sono stati convocati per le procedure formali e ora dovranno rispondere delle proprie azioni.

Oltre al danno ambientale, gli investigatori segnalano anche un preoccupante effetto collaterale: la crescente domanda sul mercato nero di tartufo immaturo, che incentiva comportamenti illegali e speculazioni. Da qui l’appello dei forestali non solo ai cercatori, ma anche ai consumatori, invitati a non acquistare tartufi raccolti illegalmente e a sostenere una filiera sostenibile e rispettosa dell’ambiente.

La tutela delle tartufaie naturali – ricordano i carabinieri forestali – è una responsabilità collettiva: un gesto di civiltà a difesa di un patrimonio prezioso per l’intero territorio marchigiano. Le operazioni di controllo continueranno anche nei prossimi mesi.

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