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L’Unità Operativa Complessa di Cardiologia dell’ospedale ’Mazzoni’ di Ascoli Piceno, diretta dal Dott. Pierfrancesco Grossi, ha recentemente condotto uno studio scientifico di rilievo sulla fibrillazione atriale persistente, presentato al congresso europeo di aritmologia (EHRA 24) tenutosi a Berlino.

Lo studio, ideato dal dottor Procolo Marchese, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Cardiologia dell’ospedale ascolano, si è concentrato su una nuova tecnica di ablazione per le forme persistenti di fibrillazione atriale, una condizione clinica caratterizzata da un ritmo cardiaco irregolare e rapido che può portare a gravi complicazioni cardiache.

Le forme persistenti di fibrillazione atriale rappresentano una sfida significativa nella pratica clinica, poiché le strategie terapeutiche tradizionali spesso non garantiscono risultati soddisfacenti. Una delle tecniche standard prevede l’isolamento delle vene polmonari mediante ablazione, tuttavia, questa non sempre porta a un successo clinico completo.

L’innovativa tecnica messa a punto presso l’ospedale di Ascoli coinvolge l’alcolizzazione della vena di Marshall, sviluppata dal Professor Valderrabano di Houston. Questa procedura, combinata con l’ablazione della fibrillazione atriale, ha dimostrato di aumentare significativamente l’efficacia del trattamento rispetto all’ablazione da sola.

Il perfezionamento della tecnica è avvenuto in Francia, presso il gruppo di Bordeaux, rinomato per la sua eccellenza nell’elettrofisiologia cardiaca. Dati preliminari di uno studio randomizzato condotto dal gruppo francese indicano che questa metodica, conosciuta come "Marshall Plan", ha ottenuto un tasso di successo dell’85%, superiore al 67% dell’approccio tradizionale.

Il Dott. Marchese sottolinea l’importanza di questo risultato, evidenziando che potrebbe rappresentare la prima alternativa superiore all’approccio standard nel trattamento della fibrillazione atriale persistente. Lo studio è stato condotto in collaborazione con il Centro Nazionale di Ricerca di Pisa, evidenziando l’importanza della ricerca interdisciplinare nel campo della cardiologia.

In conclusione, questo studio rappresenta un importante passo avanti nella gestione della fibrillazione atriale persistente e potrebbe contribuire a consolidare una nuova pratica clinica standard per migliorare l’efficacia dei trattamenti e la qualità di vita dei pazienti affetti da questa patologia cardiaca complessa.

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