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Leopoldo Wick, l’ex infermiere della Rsa Offida, è tornato al lavoro dopo quasi quattro anni. La corte d’assise d’appello di Ancona, nel dicembre dello scorso anno, ha ribaltato la sentenza di primo grado, assolvendolo dall’accusa di omicidio per le morti sospette avvenute nella casa di riposo e aprendo di fatto la strada al suo ritorno in servizio presso l’Ast di Ascoli, dove gli è stato assegnato un incarico all’interno del poliambulatorio di via Romagna a San Benedetto.

Nonostante i processi e la lunga detenzione subiti, Leopoldo Wick sta lentamente cercando di ritrovare una nuova normalità, mentre resta in attesa di conoscere se il procuratore generale della corte d’appello presenterà ricorso in cassazione impugnando la sentenza di assoluzione.

Inizialmente condannato all’ergastolo dalla corte d’assise di Macerata, Wick è stato assolto in secondo grado per violazioni del diritto di difesa durante la fase di indagine stando a quanto si legge nelle motivazione della sentenza dei giudici anconetani. La corte d’appello ha sottolineato che gli elementi raccolti prima che Wick fosse iscritto nel registro degli indagati non possono essere utilizzati come prove contro di lui. In particolare, i prelievi ematici effettuati sulle vittime, che hanno rilevato la presenza di dosi massicce di farmaci nel sangue, sono stati giudicati inammissibili in quanto eseguiti dopo che un’operatrice socio-sanitaria della Rsa aveva sollevato sospetti sulla condotta professionale di Wick.

Secondo la corte d’appello, i sospetti della Procura erano già orientati verso l’infermiere prima che fosse formalmente indagato, rendendo necessaria la sua iscrizione nel registro degli indagati per garantire il pieno esercizio del diritto di difesa durante le indagini. Di conseguenza, i risultati dei prelievi ematici non possono essere considerati prove valide.

L’assoluzione ha permesso a Leopoldo Wick di lasciare il carcere e di riprendere la sua vita, ed anche il suo lavoro. 

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