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ANCONA – Abbracci continui ed un’enorme dimostrazione di affetto hanno accolto il rientro ad Ancona di Silvia Severini, l’attivista che era stata fermata dopo che si era imbarcata sulla Global Sumud Flotilla e costretta a trascorrere due giorni nel carcere israeliano di Ketziot. prima di essere rimpatriata.
Ad accoglierla presso la Casa delle culture gli amici di sempre che hanno brindato con lei dopo averla acclamata ed accolta con uno striscione scritto con la bomboletta spray che recita 10, 100, 1000 Flottiglia, benvenuta Silvia.
Severini ha raccontato che “In un primo momento ci hanno tenuti legati per diverse ore, poi i soldati ci hanno vestiti tutti con lo stesso pigiama, costretti a sfilare davanti a loro e a guardare per ore le foto di Gaza distrutta. Siamo stati due giorni senza acqua e medicine, anche chi ne aveva bisogno”.
Nella testimonianza di Silvia l’agonia per l’inferno vissuto in quei drammatici momenti “nei quali ci siamo resi conto che, anche per noi privilegiati, i diritti umani possono essere sospesi in un attimo”.
L’attivista ha spiegato anche di aver tentato un’azione di disobbedienza, rifiutandosi di rientrare “se non avessimo ottenuto di portare all’interno una bottiglia per ogni cella”.
Da qui la reazione dell’esercito israeliano con una ventina di uomini armati che “ci hanno obbligato a stare sedute sotto il sole e poi riportato di forza in cella. Una di noi è stata anche ammanettata».
Il suo appello è di “continuare a insistere, perché soltanto così riusciremo a sfruttare la forza del movimento che si è creato in piazza in questi giorni”.
Nei Tg di Vera Tv, l’intervista a Silvia Severini, realizzata ieri sera al suo arrivo alla Casa delle culture di Ancona.