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Achille Polonara lascia l’ospedale Sant’Orsola di Bologna seduto su una sedia a rotelle, il viso segnato ma lo sguardo vivo, pieno di una forza ritrovata. Indossa un piumino verde e una tuta semplice, mentre accanto a lui la moglie Erika spinge lentamente la carrozzina. È il simbolo di una battaglia durissima, durata settimane, che il cestista anconetano ha affrontato con coraggio contro una leucemia mieloide acuta e le gravi complicazioni seguite al trapianto di midollo. Dopo più di un mese di ricovero sembrava che il peggio fosse passato. Il trapianto era riuscito, i medici erano cautamente ottimisti. Poi, improvvisamente, il suo corpo ha reagito in modo inatteso: un trombo ha provocato una mancanza di ossigeno al cervello, lasciandolo in coma. Per dieci giorni Achille è rimasto sospeso tra la vita e la morte, mentre la moglie trascorreva le giornate accanto al suo letto, pregando solo che tornasse a respirare, in qualunque condizione. A rivelarlo è stata la moglie, alle Iene. Quando finalmente ha riaperto gli occhi, la speranza ha cominciato a farsi strada, anche se i medici non potevano ancora prevedere le conseguenze. Il rischio di danni neurologici era alto, ma ogni giorno arrivava un piccolo segnale positivo: un movimento, uno sguardo, una parola. Con pazienza e determinazione, Achille ha iniziato un lento percorso di riabilitazione, sostenuto dall’amore della famiglia e dal pensiero del basket, la sua grande passione. Tra i momenti più intensi di questa rinascita c’è la musica. Durante la convalescenza, Achille ed Erika hanno iniziato ad ascoltare canzoni insieme, trovando in quelle melodie un modo per comunicare anche quando le parole mancavano. Una di queste, in particolare, è diventata il simbolo della loro forza. Oggi il cestista continua a combattere, ma la luce nei suoi occhi racconta più di ogni parola: la voglia di vivere ha vinto ancora una volta.

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