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Le differenze territoriali contano
In media, un’impresa italiana incassa le proprie fatture dopo 82-84 giorni, ma la variabilità territoriale è ampia.
Al Centro Italia, le aziende registrano tempi medi di pagamento attorno ai 64 giorni, mentre nel Sud e nelle Isole si arriva fino a 70 giorni. Il Nord-Est si mantiene nella fascia più efficiente con circa 65 giorni, il Nord-Ovest sfiora i 70.
Queste differenze si riflettono anche sulla stabilità finanziaria complessiva delle imprese: dove i pagamenti circolano più rapidamente, le aziende hanno più liquidità per investire, assumere e potenziarsi. Nelle zone in cui invece i crediti restano in sospeso per mesi, aumenta il rischio di insoluti e il ricorso al recupero.
I settori più a rischio
Non tutti i comparti reagiscono allo stesso modo.
Nel 2025 i ritardi più gravi si focalizzano in alcuni settori chiave dell’economia italiana: ristorazione e bar, costruzioni e servizi alla persona. In questi ambiti la quota di pagamenti oltre i 90 giorni varia tra il 6 e l’8%, un livello che incide proporzionatamente sulla salute finanziaria delle piccole imprese.
Tra i rami più virtuosi figurano invece chimica, gomma e macchinari industriali, dove i ritardi importanti non superano il 2%. Qui la maggiore solidità patrimoniale e la digitalizzazione dei processi di fatturazione contribuiscono a mantenere sotto controllo il rischio di credito.
Un contesto economico più selettivo
A livello generale, il tasso di deterioramento del credito alle imprese, ovvero la quota di prestiti e crediti che rischiano di non essere recuperati, è previsto in aumento al 2,9% nel 2025 (dal 2,6% nel 2024).
Il peggioramento, seppur moderato, rispecchia un clima di prudenza crescente e una pressione costante sui flussi di cassa, soprattutto nelle micro e piccole imprese.
Cosa significano questi dati per le PMI
Per le aziende, questi numeri definiscono una strategia.
Nel Nord, dove la puntualità è alta, l’obiettivo è conservare processi di controllo costanti e relazioni commerciali solide. Nel Sud, invece, bisogna monitorare la clientela in modo più stretto, verificare l’affidabilità prima di concedere dilazioni di pagamento e attivare procedure di recupero in tempi rapidi.
Anche il settore pesa: in comparti a rischio come costruzioni o ristorazione, i piani di rientro devono essere più brevi e le azioni stragiudiziali più tempestive. Dove invece la struttura finanziaria è più stabile (come nella chimica o nella meccanica) è possibile tenere condizioni standard, ma con sistemi di allerta preventiva sui ritardi.
L’importanza di un ecosistema dei pagamenti più efficiente
La frammentazione territoriale del credito riflette un problema strutturale del sistema produttivo italiano: la lentezza dei pagamenti incide sulla competitività, limita la pianificazione finanziaria e frena gli investimenti. Un ecosistema dei pagamenti più efficiente, sostenuto da politiche pubbliche e digitalizzazione, potrebbe ridurre i divari regionali e migliorare la fiducia tra imprese. L’efficienza finanziaria, in questo senso, non è solo un obiettivo aziendale ma una priorità di sistema. La sfida è capire come trasformare un’abitudine culturale in una responsabilità condivisa.
Una lezione da trarre
La mappa dei pagamenti in Italia evidenzia che la puntualità non è solo questione di abitudini o geografia, ma di gestione del rischio.
Intervenire tempestivamente, conoscere il proprio territorio e adattare la strategia di recupero ai diversi contesti può fare la differenza tra un credito incassato e una perdita definitiva.
Questo contributo è ispirato a un approfondimento pubblicato sul nostro sito. Trattiàda - Recupero crediti.
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