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Dopo le dure critiche sollevate da alcuni sindacati di polizia e da esponenti politici in merito alla sentenza che ha assolto per incapacità di intendere e di volere il giovane di origine gambiana accusato di aver amputato con un morso la falange di un dito a una poliziotta, il procuratore della Repubblica Umberto Monti interviene con una nota per chiarire la dinamica giudiziaria e smentire le ricostruzioni circolate nelle ultime ore.
Monti sottolinea come, in diverse dichiarazioni pubbliche, siano emerse omissioni e gravi distorsioni della realtà, tali da alimentare un clima di sfiducia nei confronti dell’operato della magistratura. Il procuratore afferma: «Sul procedimento e sulla recente sentenza riguardanti un imputato che aveva aggredito una poliziotta mordendola alla mano e amputandole la falange ungueale del secondo dito della mano destra, deve essere rappresentata la realtà dei fatti di fronte alla diffusione in comunicati stampa e articoli di omissioni e distorsioni».
Nel dettaglio, Monti evidenzia che l’imputato non è mai stato rimesso in libertà: «Dal momento del fatto – 7 febbraio 2025 – ad oggi si trova in stato di detenzione, prima in carcere e poi, dal 23 luglio 2025, in misura di sicurezza provvisoria detentiva, misura tutt’ora in corso e confermata dalla sentenza». Il procuratore richiama quindi la falsità di alcune affermazioni circolate sulla stampa nazionale secondo cui il giovane sarebbe stato assolto e liberato, e stigmatizza commenti politici che definisce «impropri e sganciati dalla realtà dei fatti».
Monti ricostruisce poi l’intera vicenda giudiziaria, ricordando che il giovane, dopo aver aggredito i poliziotti e un infermiere, fu arrestato e trasferito in carcere non appena dimesso dall’ospedale. Una perizia psichiatrica, richiesta dalla Procura, accertò una psicosi schizofrenica in fase acuta e la totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti, oltre alla pericolosità sociale dell’imputato. Per questo venne chiesta e ottenuta la misura di sicurezza detentiva in una struttura adeguata.
La sentenza del 2 dicembre, conforme alle richieste della Procura, ha assolto l’imputato per incapacità totale, disponendo il ricovero in una REMS per due anni. Ma Monti precisa che tale durata non rappresenta un limite rigido: in base alle verifiche periodiche sulla pericolosità, la misura può essere prorogata fino al massimo delle pene previste per i reati commessi.
«Va dunque rilevato – conclude Monti – che l’imputato è sempre stato detenuto, che la sentenza ha accertato i reati e la pericolosità del soggetto e che la misura di sicurezza detentiva non solo non è cessata, ma è stata confermata e resa definitiva».
Diretta Samb