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Sono ventidue gli indagati per gli scontri avvenuti lo scorso gennaio durante la partita tra L’Aquila Calcio e la Sambenedettese, al termine della quale la tensione esplose dentro e fuori dal campo. La Procura dell’Aquila contesta a vario titolo i reati di rissa, violenza privata e uso di oggetti atti a offendere. Nove degli indagati sono aquilani, tredici marchigiani.
Secondo quanto emerso, dopo la fine del match – vinto dalla Samb per 3 a 0 – alcuni tifosi si sarebbero mossi dal settore ospiti cercando di raggiungere gli avversari. Ne è nata una colluttazione violenta con cinghie, aste e pugni, cui le forze dell’ordine hanno posto fine con fatica. Nessuno rimase gravemente ferito, ma le immagini hanno permesso agli inquirenti di ricostruire nel dettaglio la rissa.
La Digos ha infatti analizzato circa 100 telecamere, per un totale di oltre 30 gigabyte di materiale video. Gli investigatori sono riusciti a individuare decine di protagonisti della rissa, molti dei quali già noti alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza sportiva. In particolare, sarebbe stato documentato il tentativo di alcuni tifosi di entrare negli spogliatoi per raggiungere i giocatori, azione poi sventata dal personale di sicurezza.
Tra gli indagati figurano anche alcuni tifosi aquilani già destinatari di Daspo. Le accuse comprendono, oltre alla rissa, il danneggiamento e il possesso di oggetti contundenti. Nessun arresto al momento, ma le posizioni sono al vaglio della Procura che, alla luce dei filmati, ha raccolto elementi ritenuti significativi per la ricostruzione dei fatti.
Le violenze di gennaio avevano destato forte preoccupazione tra le autorità locali, che ora confidano che l’azione giudiziaria e i provvedimenti disciplinari possano servire da monito contro nuovi episodi di violenza nel calcio dilettantistico.